TEMPLARI ET FOSFENISMO

TEMPLARI E CATTEDRALI

Alcuni legami tra le pratiche dei Templari e dei Catari e il Fosfenismo appaiono in certi documenti, in certe tradizioni o anche nell’architettura dell’epoca. Ne evocheremo qui parecchie.

I Catari pregavano fissando il sole perché, dicevano, l’aveva insegnato Cristo. Il loro rifugio, il castello di Montségur, era costruito come un tempio solare, cosa che può ancora essere constatata. In effetti al solstizio d’estate, il 21 giugno, il sole attraversa due sottili fessure in uno dei muri, per produrre due raggi di luce paralleli che le leggende locali chiamano «paralleli di Montségur». Queste due fessure hanno l’apparenza di feritoie, ma la loro collocazione prova che esse non sono state sicuramente costruite per questo scopo. Tale particolarità dell’architettura del castello di Montségur dimostra l’importanza che i Catari accordavano al sole.

Monsignor Truchemotte, vescovo della Chiesa Gallicana di Bordeaux, ha pubblicato una fotografia del graffito del torrione in cui fu rinchiuso il capo dei templari Jacques de Molay.


Graffito del torrione di Coudray attribuito a Jacques de Molay.

Esso può essere interpretato come un templare che sta contemplando un fosfene (Les Cahiers de l’étrange, n°4, p.7). In occasione degli scavi realizzati a Gerusalemme, i templari scoprirono un segreto che custodirono gelosamente e che ha fatto scorrere fiumi di inchiostro. E’ possibile che questo segreto fosse di natura fosfenica?

Il testo seguente e tratto dal sito Internet di Jean-Claude Flornoy: http://letarot.com. Il Maestro-Jacques narra dei problemi sociali che furono conseguenza dell’eliminazione dell’ordine del Tempio. Vi è anche descritto un esercizio energetico (la marcia ritmica), e noi lo analizzeremo alla luce delle scoperte del Dr LEFEBURE.

«Il dramma dell’esecuzione dei dignitari del Tempio il 18 marzo 1314 ebbe due conseguenze che il re Filippo Il Bello non aveva certamente considerato. Prima di tutto il Tempio era anche un’immensa e tentacolare organizzazione bancaria e talassocratica. Il suo vero tesoro erano le sue colonie e i suoi agenti contabili distribuiti sull’insieme del bacino mediterraneo e in tutte le città europee. Le sue cambiali erano assegni. La sua marina costituiva il legame e manteneva l’ordine.

La Serenissima Repubblica di Venezia avrebbe ripreso la torcia, naturalmente a proprio vantaggio, e per due secoli l’orgoglio di un re avrebbe sprofondato la Francia in guerre e miseria. La seconda conseguenza catastrofica fu la partenza praticamente della totalità dei professionisti formati dall’organizzazione verso vari orizzonti: Italia, Portogallo, Medio Oriente…Quel pomeriggio i maestri della fraternità presenti compresero che i prossimi a passare sul rogo sarebbero stati loro. Decretarono allora il «Grande Sciopero delle Cattedrali». Nello spazio di tre settimane, i cantieri in corso furono abbandonati e la quasi totalità del personale prese il cammino dell’esilio. Questi cantieri non sarebbero stati ripresi che molto più tardi, con grandi difficoltà, dai religiosi. Il solo edificio costruito dopo il 1314 fu la basilica di Notre Dame de l’Epine (1405-1527), a fianco di Châlons-sur-Marne, su progetti precedenti. Le planimetrie e l’effetto indotto dalla forma sono corretti, ma la scienza delle manipolazioni energetiche è assente. Costruire il sacro è costruire tenendo conto delle forze sotterranee che hanno origine dal più profondo della terra.

Queste forze che dai tempi più antichi si rispettavano sotto il nome di wouïvre. Un sito sacro è un luogo che, allo stato naturale, è potentemente geopatogeno. Spesso è l’incrocio di corsi d’acqua sotterranei che lo rende pericoloso per un essere vivente. Esso funziona secondo un principio elettrico semplice. Quando si ha una carica importante nel sottosuolo, l’equilibrio micro-elettrico di superficie avverrà attirando una forza equivalente proveniente dalla magnetosfera. Le forze originate dalla terra sono ascendenti, quelle del cosmo sono discendenti, quando siete su un punto geopatogeno i vostri piedi si trovano in un equilibrio micro-elettrico, ma non la vostra testa. Queste forze letteralmente vi svuotano delle vostre energie che sono aspirate e digerite dalla terra. I costruttori del sacro hanno sempre utilizzato questi punti per le loro costruzioni. Più erano pericolosi, più interessavano loro perché più importante era la forza che si originava dalla terra. I maestri d’opera vedevano e visualizzavano l’aura di questa forza e vi costruivano intorno a sua misura.

Questa forza si decompone in tre strati. Il primo, il più vicino alla terra, è quello che utilizzavano nell’epoca megalitica per i loro dolmen, il secondo, intermedio, è quello del popolo romano, e il terzo, il più grande, è quello del gotico. Con le pietre, utilizzandole come micro-pile, montavano una gabbia per questa aura e facevano scorrere all’esterno dell’edificio le forze originate dal cosmo, liberando così la wouïvre che riempiva l’interno. Le cripte sono sempre romane e sono delle modernizzazioni dei dolmen. I costruttori del sacro avevano la sensazione di installare delle “macchine”. Per loro le loro opere erano degli “athanor” destinati a trasmutare le popolazioni. I vescovi di quei tempi erano gli incantatori di queste macchine e dirigevano delle immense trance collettive. A Chartres era praticata al solstizio d’estate la trance del bruco.

All’alba venivano aperte le porte e, uno per uno, in fila indiana, la popolazione entrava, ritmando tutti insieme con i piedi il dondolamento del bruco. Bum a sinistra, bum a destra, con i loro passi pesanti avanzavano lentamente verso il labirinto e, dopo esserne usciti, continuavano l’oscillazione e andavano tranquillamente ad ammassarsi sotto le volte. Per tutto il giorno, bum bum, il dondolamento continuava, amplificandosi costantemente e, giunta la sera, si chiudevano le porte affinché la cattedrale vibrasse al massimo. Al segnale del vescovo, tutto di un colpo queste migliaia di persone si fermavano e, in una frazione di secondo, magico di un silenzio allucinante, tutta questa popolazione entrava in trance e si fondeva con il divino. Fu tutto questo che Filippo il Bello assassinò sul rogo dei templari. Spalancò la porta alla dittatura dei religiosi, stava cominciando il cupo tempo dell’Inquisizione. L’immanenza platonica lasciava il posto alla trascendenza aristotelica.

Sant’Agostino era vinto da San Tommaso d’Aquino. L’essere non poteva più fondersi con il divino con le sue proprie forze, gli occorreva la “grazia” divina, che evidentemente solo i preti e i loro rituali potevano indurre. I Templari avevano protetto le fratellanze dei costruttori, qualunque fosse la loro fede, dei religiosi e dei signori. La loro scomparsa li lasciava soli di fronte ai loro impietosi nemici. Il sacro disertava l’occidente atlantico cristiano.

Professionisti di una tale qualità sono rari. Dovunque andassero, furono ben accolti. Venezia era la ricchissima potenza dominante del Mediterraneo, essi vi lavorarono. Nell’Italia del Nord, dove i contabili del Tempio furono all’origine delle grandi famiglie di banchieri lombardi, fecero il Rinascimento ma integrandosi, persero il loro particolarismo e si secolarizzarono. Nei loro regni di oltre mare, cioè in Medio Oriente, in particolare in Cilicia, riuscirono a conservare la loro anima e a mantenere la loro cultura ancestrale nello stato. La scienza del “pellegrinaggio dell’anima”, che era l’ossatura della loro spiritualità da tempi immemorabili, vi sopravvisse ed essi riuscirono a trasmetterla a noi grazie al tarocco.»

Abbiamo visto che l’esercizio descritto con il nome di “trance del bruco” consiste nel segnare un dondolamento colpendo il terreno con i piedi alternativamente a destra e a sinistra. Le ricerche in fisiologia cerebrale del Dr LEFEBURE ci permetteranno di chiarire questa pratica insolita. Prima di tutto, ogni marcia o danza alternata ha l’effetto di creare delle sincronizzazioni tra gli emisferi cerebrali attraverso l’utilizzo alternato di gruppi muscolari opposti. Questa pratica è da avvicinare all’esercizio di dondolamento laterale insegnata dal Dr LEFEBURE. Poi, il fatto di colpire con forza il suolo con il piede stimola ciò che il Dr LEFEBURE chiama l’osteofene, o fene delle proprietà elastiche dello scheletro.

La danza ripetitiva stimola anche il miofene, o fene legato all’attività muscolare. Ci sono forti possibilità che la sera, addormentandosi, i partecipanti abbiano percepito questo miofene come ricordo delle loro sensazioni muscolari legate alla danza.

Questa “trance del bruco” è un esercizio fisiologico destinato a produrre effetti ben precisi, anche se fa parte di una tradizione empirica che non cerca di spiegare tale processo in maniera scientifica.

Ma è possibile migliorare la pratica di questo esercizio alla luce delle scoperte del Dr LEFEBURE, e di praticare questo genere di marcia ad esempio nei boschi.

Esercizio di marcia ritmata:

– Regolate il Mantratron sul ritmo di un secondo o di un sesto di secondo.
Se non possedete il Mantratron, potete scaricare gratuitamente dal sito del Fosfenismo dei files audio in formato Mp3. Questi files sono la realizzazione di Fosfenisti e sono messi a disposizione ne “IL MIO SPAZIO”.

– Fate un fosfene (ATTENZIONE! Se lavorate con il sole, le fissazioni non devono superare in nessun caso uno o due secondi e devono essere fatte assolutamente attraverso un pezzo di stoffa, come un fazzoletto, senza occhiali o lenti a contatto, per il rischio di gravi bruciature della retina).

– Camminate seguendo il ritmo del Mantratron: contate un passo per secondo. Nello stesso modo, se utilizzate il ritmo di un sesto di secondo, conterete 1,2,3,4,5,6, 1,2,3,4,5,6, posando il piede su ogni 1 (destro, 2,3,4,5,6, sinistro, 2,3,4,5,6, etc.)

– Rifate un fosfene ogni volta che è necessario (circa ogni quindici minuti se lavorate con il sole).

La notte avrete forse la fortuna di vivere un’esperienza fantastica di risveglio nel sonno.