SHIATSU E FOSFENISMO

SHIATSU E MASSAGGIO

Le tecniche di massaggio risalgono alla più alta Antichità; esse erano essenzialmente utilizzate come sistema terapeutico, come attesta Ippocrate, in condizioni sicuramente molto vicine a quelle di oggi. In effetti, certamente, con l’impiego di acque termali, uno dei metodi di guarigione più universali.

E’ vero che le discipline orientali sono, come spirito, piuttosto diverse dai metodi occidentali, ma, in ogni caso, nella loro pratica di tratta pur sempre di cose simili.

Ogni epoca ha i propri modi, il proprio stile, ma il fondo è lo stesso; ancora oggi si creano ogni anno dei nuovi sistemi, e si può constatare che molti praticanti mescolano allegramente: massaggio californiano, do-in, shiatsu… senza che i pazienti se ne lamentino, o che persino lo notino.

Stando così le cose non esiste, a nostra conoscenza, una sintesi filosofica che riguarda l’arte del massaggio in Occidente.

Shiatsu e do-in si riferiscono al tao, ad una metafisica fondata sulla dialettica di yin e yang, principi creatori che hanno avuto origine dal principio unico e che si manifestano nel corpo attraverso ciò che gli agopuntori chiamano i meridiani, sorta di reticolo energetico di due qualità opposte, il cui squilibrio genererebbe la malattia.

L’obiettivo della terapia, attraverso diversi metodi quali la farmacopea o la stimolazione fisica dei reticoli energetici (aghi da agopuntura, pressioni manuali del massaggio shiatsu, etc.) sarebbe di ristabilirne l’equilibrio.

Il massaggio primordiale

Il massaggio è una pratica istintiva in tutti i mammiferi. Il piccolo uomo nasce cieco. Prende conoscenza del mondo attraverso il tatto, poi l’olfatto, e infine con l’udito.

Tra i mammiferi, molte madri sono incapaci di riconoscere i propri piccoli a vista: è l’odore il principale legame di riconoscimento.
Ma una parte importante della comunicazione tra madre e figlio avviene leccandosi. Così la sensazione di non essere abbandonati è legata, nel piccolo mammifero, ad una forma di massaggio corporeo: contatto caldo e umido, ritmato, associato all’odore rassicurante della madre.

Il massaggio è dunque contemporaneamente un modo di lottare contro l’angoscia e lo stress, e un modo per ristabilire un legame di comunicazione tra individui dello stesso gruppo.

I massaggi presentano il doppio vantaggio di offrire:

• Un aiuto esterno: è il massaggiatore che ritma l’esercizio e si fa carico del suo svolgimento, il che libera la mente del paziente.

• Uno stimolo esterno che non mobilizza la motricità: il paziente è immobile e può quindi portare la sua attenzione su ciò che è importante, ovvero le sensazioni.
Il Fosfenismo, metodo di sviluppo individuale messo a punto dal Dottor LEFEBURE, permette di capire il funzionamento della maggior parte delle tecniche di rilassamento e di meditazione. E’ alla luce delle sue scoperte che il presente studio si propone di analizzare le tecniche di massaggio.

I fosfeni sono tutte le sensazioni luminose soggettive, cioè quelle che non sono direttamente causate dalla luce che stimola la retina.

1 –  Sfioramento, pressione o schiacciamento

Un buon massaggio deve consistere in un semplice sfioramento della pelle (massaggio californiano), o deve al contrario impastare fermamente il muscolo come nei massaggi sportivi, oppure ancora deve schiacciare decisamente i tessuti come nello shiatsu?

Nelle diverse tecniche utilizzate si trova tutto il ventaglio delle pressioni manuali.

Dovrà essere considerato solo quello che si avvicina maggiormente al leccamento materno: una pressione media e leggera, a metà strada tra il massaggio sportivo e lo sfioramento. Il termine sfioramento premuto mi sembra adatto. Sotto la mano, il muscolo deve sentire una leggera compressione (cerchiamo di immaginare la pressione della lingua e del muso di un San Bernardo o di una grossa pecora…).

Lo sfioramento può essere utilizzato a titolo preparatorio per scaldare la pelle e rilassare le persone che hanno una certa apprensione. Le pressioni forti potranno essere utilizzate a fine seduta se si desidera raggiungere una grande intensità nell’esperienza, ma questo richiede una certa prudenza.

E’ probabile che, fatte bene, le pressioni forti abbiano un effetto antistress assolutamente valido. Questo presuppone tuttavia un certo tatto da parte del massaggiatore. Si può notare che i massaggiatori orientali non esitano a «camminare» letteralmente sui loro pazienti, cioè a massaggiarli… con i piedi e con tutto il loro peso. Questo ci sembra un po’ esagerato, ma rimanda a questo stesso tipo di sensazione «primordiale».

Più semplicemente, potremmo provare delle pressioni alternate con le mani di piatto, più o meno premute a seconda della parte del corpo trattata. In questo caso non ci sono movimenti «scivolati», ma delle pressioni alternate che riproducono grosso modo i movimenti delle zampe di un gattino. Ciò si colloca piuttosto nel quadro del rilassamento preparatorio.

In ambito iniziatico, si potranno in compenso utilizzare le pressioni forti, per effetto di contrasto, per raggiungere uno stato di tensione estrema prossimo alla trance, come coronamento della seduta. Contrariamente a quanto si potrebbe credere, il rilassamento non è il modo migliore per arrivare alla «illuminazione». E’ al contrario la mobilizzazione violenta dell’energia muscolare che ne è la migliore preparazione.
Precisiamo ancora che ciò che è utile è la differenza tra rilassamento e tensione. Ci deve dunque essere, nel corso della seduta, un’alternanza fra i periodi di tensione e i periodi di rilassamento. Notate soltanto che il rilassamento non è di per sé un obiettivo.

Conclusione: l’essenziale del massaggio sarà costituito da pressioni medie, mentre gli sfioramenti saranno utilizzati esclusivamente nella fase preparatoria e, in certi casi, le compressioni solo nella fase finale.

2 –  Ritmo rapido o lento

Anche qui, ci lasceremo guidare dai nostri presupposti metodologici: il ritmo sarà quello del leccamento del cane o del gatto. Per rimanere concordi con i lavori del Dottor Lefebure, diremo che, mediamente, bisogna rispettare il ritmo di un’alternanza mano destra/mano sinistra circa ogni secondo.

In effetti, ci si lascerà in generale portare dalla propria intuizione, cosa che non è difficile tanto è naturale il bisogno di massaggiare e di essere massaggiati.

Nondimeno, bisogna osservare un punto capitale, più ancora che per gli esercizi sui suoni ritmati o per la danza: è importante non interrompere la cadenza.

O più precisamente, è fondamentale non interrompere il contatto tra il massaggiatore e il suo paziente. E’ un punto evidenziato da certe opere e che sarà sicuramente praticato da molti per istinto, ma che potrebbe non essere tanto evidente per altri.

Non c’è dubbio che se il massaggiatore interrompe il contatto della sua mano con il corpo del paziente, sia ad esempio per spalmarsi le mani, sia per aumentare il riscaldamento, o più semplicemente ancora per passare dalla gamba destra alla gamba sinistra, questo può generare un sensibile disagio al paziente.

Questa sensazione è inspiegabile se non si tiene a mente che la piacevolezza del massaggio rientra nella riattivazione di sensazioni nascoste nei nostri geni, secondo le quali l’abbandono della madre (e quindi l’interruzione del contatto corporeo) è generatore di angoscia.

Di conseguenza, il massaggiatore deve sforzarsi di mantenere il «contatto» durante tutta la seduta. Una seduta di massaggio è, in qualche modo, un cammino che si percorre insieme, dal punto A fino al punto B; se il ponte viene tagliato, sarà più difficile arrivare all’obiettivo. Vedremo più avanti quale deve essere il principio di progressione nel corso di tutta la seduta.

3 –  Quali movimenti?

I massaggi classici utilizzano: lo sfioramento, l’impastamento, il pizzico, il picchiettio, i passaggi con la punta delle dita a rastrello, etc.

In effetti, se si rispettano i principi di base enunciati più sopra (ritmo e continuità), ciascuno ha la possibilità di adattare il proprio stile alla propria personalità, a quella del proprio paziente, all’umore del momento e all’ispirazione…

E’ meglio lasciarsi andare piuttosto che interrompere la seduta per sfogliare un manuale. Tuttavia, se ci si riferisce alla nostra teoria di partenza che assimila il massaggio al «leccare», ci si sforzerà, poco o tanto, di trovare una tecnica che si apparenta, come si è detto, al contatto del muso e della lingua. Questo dipenderà dalla forma della mano di ciascuno. In linea generale, è la tecnica dei massaggi californiani che ci sembra la più vicina a questo criterio.

Il vantaggio è che questo movimento può essere utilizzato su tutto il corpo (arti e tronco) senza variazioni significative, cosa che permette una migliore continuità, e quindi un migliore effetto «fenico». Si tratta di un movimento alternato, mano destra e mano sinistra, sul ritmo di circa un secondo, applicato con la base del pollice (o di una parte del palmo e la base del pollice per le mani piccole); il resto della mano mantiene il contatto, ma la pressione si effettua con l’attacco del pollice e la parte del palmo più vicina al pollice.

La mano destra effettua un leggero movimento di pressione-scivolamento su circa dieci centimetri (andando preferibilmente dai piedi verso la testa). Quando la mano destra ha finito il suo movimento di scivolamento, la mano sinistra comincia il suo, partendo ad uno-due centimetri più sopra. Durante questo tempo, la mano destra torna a posizionarsi sotto la sinistra per riprendere il movimento senza che ci siano interruzioni nel contatto, risale così lungo l’arto, la schiena, la pancia etc., dai piedi fino alla testa. Quando si passa dalla gamba destra alla gamba sinistra (cioè dall’alto della coscia destra al piede sinistro), la mano ridiscende scivolando dal basso della schiena fino al piede sinistro.

Un altro metodo consiste nel mantenere, ad esempio, la mano destra sulla coscia sinistra e nel non lasciare il contatto fino a quando la mano sinistra si sarà posata sul piede sinistro.
Naturalmente in questo modo il ritmo viene interrotto, ma non è così grave nella misura in cui il contatto, in sé, viene mantenuto.
Il paziente deve sentirsi «preso in mano», letteralmente, ed essere coinvolto mentalmente nella lenta progressione che lo farà passare poco per volta dalla distensione più totale ad una tensione muscolare estrema.

Tutto sommato, una o due brevi interruzioni non sono disturbanti e il ritmo potrà essere rapidamente ripreso, soprattutto se si utilizza una sorgente di ritmo esterna: musica, metronomo, etc.

Ciò che bisogna tenere ben presente è che la seduta non deve essere troppo spezzettata.

Schema di progressione proposto:

Fate un fosfene con la lampada fosfenica, poi proiettate il fosfene sulla parte del corpo massaggiata; questo avrà il risultato di rendere più profondi gli effetti del massaggio sul soggetto.

Poi,

Primo passaggio:
paziente appoggiato sulla pancia: schiena, gamba destra, gamba sinistra. Lato destro della schiena, poi lato sinistro.

Secondo passaggio:
paziente appoggiato sulla schiena: gamba destra, poi gamba sinistra, lato destro del tronco, poi lato sinistro.

Mettersi poi in piedi dietro la testa del paziente, massaggiare i due lati contemporaneamente con un solo movimento molto leggero, dalle spalle fino al mento (da 5 a 10 volte), poi dal mento sino al cranio. Sfiorare infine una sola volta le sue palpebre con gli indici.

Questa costituisce la sessione di base, da combinare progressivamente con una fase preparatoria, poi, dopo un certo addestramento, con una fase terminale destinata a lavorare specificamente sulle percezioni di tipo «iniziatico».