NEUROSCIENZE E FOSFENISMO

NEUROSCIENZE

Le neuroscienze raggruppano tutte le scienze necessarie allo studio dell’anatomia e del funzionamento del sistema nervoso.

Le diverse discipline che costituiscono le neuroscienze sono:
• La neuro-fisiologia, che studia il funzionamento fisiologico dei neuroni, unità del sistema nervoso.
• La neuro-anatomia, che studia la struttura anatomica del sistema nervoso.
• La neurologia, branca della medicina che si occupa delle conseguenze cliniche delle patologie del sistema nervoso e del loro trattamento.
• La neuro-psicologia, che si interessa delle conseguenze cliniche delle patologie del sistema nervoso sui processi cognitivi, l’intelligenza e le emozioni.
• La neuro-endocrinologia, che studia i legami tra il sistema nervoso e il sistema ormonale.
• Le neuroscienze cognitive, che cercano di stabilire i legami tra il sistema nervoso e i processi cognitivi.
• Le neuroscienze computerizzate, che cercano di modellizzare il funzionamento del sistema nervoso per mezzo di simulazioni informatiche.
• La neuro-economia, che si interessa dei processi decisionali degli agenti economici, e in particolare dei rispettivi ruoli delle emozioni e delle capacità cognitive di questi ultimi.

Le ricerche del Dr LEFEBURE si inscrivono nell’ambito delle neuroscienze, e più particolarmente in quello della fisiologia cerebrale, benché il loro quadro superi il punto di vista puramente materiale della neuro-fisiologia.
I lavori del Dr LEFEBURE, basati sull’utilizzo sistematico dei fosfeni, hanno permesso di mettere in evidenza diversi ritmi cerebrali, sconosciuti fino ad allora. Il punto di partenza di tali scoperte è un fenomeno cerebrale sorprendente, che il Dr LEFEBURE ha scoperto per caso nel 1959 e che ha chiamato «EFFETTO SUBUD».

I fosfeni sono tutte le sensazioni luminose soggettive che non sono direttamente generate dalla luce che stimola la retina. Essi corrispondono a ciò che gli oftalmologi chiamano immagini di persistenza retinica, o post-immagini.

Estratto di «L’Esplorazione del cervello attraverso le oscillazioni dei fosfeni doppi»:

«Abbiamo subito scoperto un fenomeno assolutamente stupefacente e certamente imprevedibile; a nostra conoscenza, esso non è ancora mai stato segnalato da nessun autore, per quanto anche un bambino avrebbe potuto scoprirlo giocando.

Da una distanza di tre metri, guardiamo per un minuto una lampada ordinaria, poi spegniamola e rimaniamo al buio. Aspettiamo la fine della fase di latenza e dello stadio confuso. Appena il fosfene è formato, dondoliamo la testa ad una velocità media: vediamo oscillare il fosfene alla stessa velocità della testa.

Ricominciamo l’esperienza ma, questa volta, dondoliamo la testa molto rapidamente: IL FOSFENE SEMBRA RIMANERE FISSO SULL’ASSE MEDIANO DEL CORPO. Oscilliamo ora la testa molto lentamente: il fosfene pare oscillare un po’, MA MENO DEL CORPO. Così, esiste un ritmo, e uno solo, che favorisce le associazioni delle sensazioni – o perlomeno le permette – mentre gli altri ritmi distruggono o riducono queste associazioni. Questa opposizione inattesa tra gli spostamenti dei fosfeni a seconda che il ritmo dei movimenti della testa sia medio o rapido, l’abbiamo chiamata EFFETTO SUBUD, in ricordo delle circostanze della sua scoperta.

L’effetto Subud è la dissociazione tra i movimenti della testa e i movimenti del fosfene quando i movimenti della testa sono rapidi.

Questo solo fatto possiede già di per sé una considerevole portata neurologica e pedagogica. Apre la porta ad una nuova branca della conoscenza umana: la neuro-pedagogia.»

La scoperta di una ritmicità del cervello ha permesso al Dr LEFEBURE di sviluppare una tecnica rivoluzionaria nel campo dell’esplorazione cerebrale: la cervoscopia. Il principio della cervoscopia si basa sulla misurazione dei ritmi cerebrali con l’ausilio delle oscillazioni dei fosfeni doppi. La cervoscopia costituisce un eccellente complemento alle attuali tecniche di elaborazione computerizzata delle immagini cerebrali.

L’imaging cerebrale gioca un ruolo preponderante nello studio del funzionamento del cervello, e nelle neuroscienze vengono utilizzate diverse tecniche:

• La tomografia ad emissione di positroni (o scanner) utilizza degli isotopi radioattivi iniettati nel sangue del soggetto. La loro concentrazione in differenti zone del cervello permette di visualizzare le zone più attive.
• L’elettroencefalografia (o EEG) misura i campi elettrici generati dai neuroni del soggetto posizionando degli elettrodi sul suo cuoio capelluto.
• L’imaging per risonanza magnetica (o IRM) misura la quantità relativa di sangue ossigenato che circola nelle diverse parti del cervello, permettendo così di localizzare le zone attive.
• L’imaging ottico utilizza trasmissioni infrarosse per misurare la riflessione della luce da parte del sangue nelle diverse zone del cervello. Poiché il sangue ossigenato e il sangue de-ossigenato riflettono la luce in maniera differente, questo processo permette di misurare le zone di attività.
• La magneto-encefalografia misura i campi magnetici che risultano dall’attività della corteccia.

Non essendo un processo di imaging propriamente detto, ma piuttosto un sistema di esplorazione cerebrale, la cervoscopia si propone di misurare l’alternanza dei fosfeni doppi. Per fare questo, il procedimento da seguire è il seguente: con l’ausilio di un separatore visivo, si produce un fosfene in ciascuno degli occhi del soggetto, accendendo e spegnendo due lampade al ritmo di due secondi per lato. I fosfeni così prodotti non sono costanti, ma si alternano. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questa alternanza non segue il ritmo di due secondi dell’illuminamento, ma UN RITMO PROPRIO DEL SOGGETTO. Mediamente questo ritmo è di sei secondi per lato, e questa alternanza prosegue per quattro-sei minuti. L’interesse del metodo risiede nello studio della regolarità di questa alternanza. In effetti un’alternanza cerebrale regolare denota un buono stato del cervello, mentre un’alternanza irregolare o assente denota il contrario. L’alternanza cerebrale di un dato soggetto varia grandemente a seconda dei momenti. Al mattino al risveglio, dopo una notte di sonno riparatore, l’alternanza cerebrale è molto più regolare che alla sera nel momento di andare a dormire, dopo una giornata di lavoro. In un soggetto dato e in maniera costante, alcune situazioni favoriscono l’alternanza cerebrale, mentre altre la rendono meno regolare.
Questo studio permette di misurare l’impatto sul cervello di diversi parametri (attività fisica, regimi alimentari, assunzione di farmaci, etc.), e ha permesso al Dr LEFEBURE di determinare una nuova legge di fisiologia cerebrale:

«TUTTO CIO’ CHE FAVORISCE L’ALTERNANZA CEREBRALE FAVORISCE IL LAVORO INTELLETTUALE, E VICEVERSA».

Il Dr LEFEBURE ha in seguito cercato di trasporre le scoperte fatte per la vista a tutti gli altri organi di senso, rivoluzionando così la nostra comprensione dei meccanismi di percezione.

La percezione è la capacità di ricevere un’informazione con l’intermediazione dei sensi, e l’interpretazione che ne fa il cervello. La vista e l’udito sono i due sensi principali che ci permettono di percepire l’ambiente, ma anche il senso del tatto, dell’olfatto, del gusto o dell’equilibrio hanno un loro ruolo da giocare.

Nel corso del suo studio, il Dr LEFEBURE ha dimostrato che esistono degli equivalenti interiori a queste percezioni fisiche. Il fosfene, ad esempio, corrisponde alla percezione visiva. Il fosfene sembra costituire una sorta di eco neurologica alla percezione visiva fisica.

Allo stesso modo, esistono degli equivalenti interni di tutti gli altri sensi fisici, che il Dr LEFEBURE ha chiamato «feni fisiologici», e che insieme formano il «sistema fenico» dell’individuo.

Ogni fene è un intermediario fisiologico tra il senso fisico al quale corrisponde e un senso spirituale equivalente che, una volta risvegliato, dà luogo alla percezione di energie, di avvenimenti o di universi intangibili, ovvero non percettibili dai sensi fisici.

Il sistema fenico, quando è stimolato, provoca la percezione dei piani spirituali, ciò che le tradizioni chiamano «aldilà», «mondi invisibili» o «piani sottili».

Il sistema fenico è costituito da:

• Il fosfene, che corrisponde al senso della vista.
• L’acufene, che è l’equivalente interno del senso dell’udito.
• Il gustatofene, fene del senso del gusto.
• L’olfattofene, fene del senso dell’olfatto.
• Il pneumofene, fene della respirazione.
• L’osteofene, legato alla vibrazione della struttura ossea e tendinea.
• Lo statofene o girofene, fene del senso dell’equilibrio.
• Il miofene, fene dell’attività muscolare.
• Il tattofene, che corrisponde al senso del tatto.
• La percezione soggettiva del tempo

Tutti questi feni, e probabilmente altri che non sono ancora stati individuati, sono correlati fra loro. Il che significa che quando si eccita un fene specifico, si possono benissimo percepire delle sensazioni legate ad un altro fene.

Inoltre, esiste un terzo sistema sensoriale, che fino ad oggi è stato chiamato «centri psichici» o chacra. Questo terzo sistema è legato al sistema fenico e alla coscienza. E’ possibile che, in certa misura, tali centri psichici o chakra siano gli organi della coscienza.

Le scoperte del Dr LEFEBURE costituiscono un progresso fondamentale nell’ambito delle neuroscienze, e non c’è dubbio che ispireranno nuove scoperte ai futuri ricercatori nelle neuroscienze.