FATIMA ET FOSFENISMO

IL PRODIGIO SOLARE DI FATIMA

Che cosa è successo nel piccolo villaggio portoghese di Fatima nel 1917? Apparizione mistica, sospensione delle leggi naturali, allucinazione collettiva o mistificazione, il «prodigio solare» di Fatima ha fatto scorrere molto inchiostro. Le lotte infiammate che ebbero luogo all’epoca tra i credenti e i loro detrattori possono sembrarci esagerate. Ma un fenomeno vissuto da 70 000 persone nello stesso momento non può essere sottovalutato.

Ricorderemo prima di tutto un breve riassunto storico delle apparizioni. Poi riporteremo i racconti di diversi testimoni oculari.
Piuttosto che fondare la nostra analisi su questioni teologiche, preferiamo studiare questi fenomeni alla luce delle scoperte in fisiologia cerebrale del Dottor Francis LEFEBURE, medico e ricercatore francese. Grazie all’utilizzo sistematico dei fosfeni, il Dr LEFEBURE è riuscito a dedurre certe leggi di fisiologia cerebrale che permettono di analizzare e di capire i meccanismi che sono stati messi in gioco nel prodigio solare di Fatima. I fosfeni sono tutte le sensazioni luminose soggettive, cioè quelle che non sono direttamente prodotte dalla luce che stimola la retina. I fosfeni possono essere prodotti con delle brevi fissazioni di sorgenti luminose. Presentano dei ritmi caratteristici che sono molto importanti per il nostro studio.

PRELUDIO DI UN MIRACOLO (dal sito francese françois.giraud1.free.fr)

«Il 13 maggio 1917, nella valle della «Cova da Iria», non lontano dal villaggio di Fatima in Portogallo, tre bambini, Lucia Dos Santos (10 anni), Franscisco Marto (9 anni), suo cugino, e Jacinta (7 anni), la sorella di quest’ultimo, furono testimoni di un’apparizione, la «Dama», come essi la chiamarono in seguito. Questa «Dama» si manifestò il 13 di ogni mese, fino all’ottobre dello stesso anno.
Il 13 maggio 1917 i tre pastorelli, Lucia, Francisco e Jacinta, riportano a casa il loro gregge di pecore. La piccola Jacinta racconta a sua madre di aver visto un’apparizione nel pomeriggio. I genitori, increduli, interrogano i tre bambini; Lucia e Francisco confermano i fatti: una bellissima signora è apparsa loro in una quercia verde alla Cova da Iria, dove facevano pascolare le pecore. Essa aveva detto che veniva «dal Cielo», e aveva chiesto loro di recitare il rosario tutti i giorni. Poi li aveva pregati di tornare il 13 di ogni mese per i cinque mesi seguenti e aveva promesso che il 13 ottobre avrebbe detto il suo nome e che cosa si aspettava da loro. Il piccolo Francisco aveva avuto la stessa visione delle due ragazzine, ma non aveva sentito nulla delle parole della signora. La madre di Lucia era convinta che sua figlia e i cuginetti mentissero e non si trattiene dallo sgridarli aspramente; nei giorni seguenti, non viene risparmiata a Lucia una grande quantità di sberle per farle ammettere la sua bugia, ma senza risultato.
Il 13 giugno, i tre bambini tornano alla Cova da Iria, come la signora aveva chiesto loro, accompagnati da circa sessanta persone che volevano sapere qualcosa di più su questa pretesa apparizione; a mezzogiorno i bambini dicono di percepire di nuovo la signora nello stesso punto, sulla piccola quercia verde. Dopo una decina di minuti, dicono che la signora se ne sta andando e indicano con il dito la direzione nella quale si allontana; i sessanta testimoni dichiarano di vedere la piccola quercia verde e i suoi rami inclinarsi in questa direzione, «come se la parte inferiore dell’abito della signora li trascinasse». Alle domande i bambini rispondono che la signora ha chiesto loro di recitare il rosario ogni giorno, che ha confidato un segreto e che li ha pregati di tornare alla stessa ora il 13 luglio. Di ritorno a casa, questo nuovo avvenimento alimenta le conversazioni; alcuni sono persuasi della realtà di un fenomeno sovrannaturale, ma la madre di Lucia continua a trattarla da bugiarda e la avverte che non avrebbe più tollerato la minima recidiva. I genitori di Francisco e Jacinta sono più riservati.

Il 13 luglio, visto che gli avvenimenti della Cova da Iria sono stati abbondantemente riportati e commentati nella regione di Fatima, stavolta parecchie migliaia di persone si recano sul luogo presunto delle apparizioni; a mezzogiorno, dopo aver recitato il rosario, i bambini indicano un punto del cielo e dicono «eccola!». La folla non vede nulla nella direzione indicata, ma in compenso tutti notano una piccola nube bianca che fluttua sopra i bambini e constatano che l’intensità luminosa del sole è diminuita. Dopo una decina di minuti, durante i quali Lucia ha lanciato il grido «Aïe!», i bambini annunciano la partenza della signora. Sommersi di domande da ogni parte, raccontano che la dama ha chiesto loro di recitare il rosario tutti i giorni per ottenere la fine della guerra e la pace nel mondo, che ha confidato loro un segreto e che, il 13 ottobre, avrebbe detto il suo nome e avrebbe fatto un grande miracolo perché tutti credessero. Da parte della famiglia di Lucia, l’incredulità materna e i rimproveri sono sempre intensi!

Il 13 agosto sono circa 18 000 le persone che si trovano alla Cova da Iria, ma i bambini sono assenti; in effetti sono stati allontanati da Fatima, poi arrestati e imprigionati dal sindaco della città di Ourem. Nondimeno, la folla presente alla Cova da Iria dichiara di aver sentito un tuono formidabile che ha fatto tremare la terra e di aver visto un grande lampo che squarciava il cielo. Poi tutto si è svolto come se i bambini fossero presenti: la piccola nube era nel posto abituale dove stavano i bambini e l’intensità luminosa del sole è diminuita per una decina di minuti. I tre bambini, dopo essere stati sottoposti a innumerevoli interrogatori e a pressioni psicologiche per far loro ammettere la loro bugia, vengono liberati il 16 agosto. Il 19, mentre sorvegliavano il gregge a Valinhos, un’altra località vicino a Fatima, dicono di aver visto di nuovo la signora. Dopo la sua partenza, raccolgono i rami sui quali essa aveva appoggiato i piedi e li portano a casa. Raccontano che la signora ha chiesto di continuare a recitare il rosario tutti i giorni e di «pregare e di fare dei sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all’inferno perché non hanno nessuno che si sacrifichi e che preghi per loro». Quando i genitori prendono questi rami in mano, se ne sviluppa un profumo forte, soave e sconosciuto; di colpo, l’incredulità della madre di Lucia si dissolve.

Il 13 settembre sono circa 30 000 le persone riunite alla Cova da Iria. A mezzogiorno i tre bambini annunciano l’arrivo della signora e la folla distingue chiaramente «un globo luminoso» che attraversa il cielo; poi la solita nuvoletta bianca si espande sopra i bambini nello stesso momento in cui la luminosità del sole diminuisce. Un altro fenomeno strano viene constatato da tutti i partecipanti: pur essendo in piena estate, cadono come dei grossi fiocchi di neve che si sciolgono prima di raggiungere il suolo; altri diranno che sembravano piuttosto dei grandi petali di fiori… Nel corso di questa apparizione, la signora avrebbe raccomandato loro di proseguire le recitazione del Rosario per ottenere la fine della guerra e avrebbe promesso che sarebbe tornata il 13 ottobre.

Il 13 ottobre fa brutto: pioggia, vento, freddo; eppure quasi 70 000 persone sono venute per vedere il grande miracolo previsto per quel giorno. A mezzogiorno i bambini annunciano l’arrivo della signora, si forma la solita nube. Improvvisamente Lucia grida alla folla «Guardate il sole!» e tutti i pellegrini presenti, assolutamente tutti, vedono distintamente il sole agitarsi nel cielo, zigzagare, dare l’impressione di precipitare sulla terra. Il fenomeno dura dieci minuti. Con loro grande sorpresa, tutti constatano che i loro vestiti bagnati a mezzogiorno sono perfettamente asciutti a mezzogiorno e dieci.

Ecco i fatti che si sono verificati a Fatima tra il 13 maggio e il 13 ottobre 1917. Questi avvenimenti sono stati constatati da decine di migliaia di persone; sono incontestabili nella loro parte «pubblica», in compenso solo i tre bambini hanno visto la Dama, solo Lucia e Jacinta l’hanno sentita e solo Lucia le ha parlato.»

Le seguenti testimonianze sono state scritte da persone presenti il giorno del prodigio solare. I loro diversi punti di vista permettono di farsi un’idea oggettiva dei fenomeni che ebbero luogo quel giorno.

RACCONTO DELL’APPARIZIONE DEL 13 OTTOBRE DI PADRE J. CASTELBRANCO

«Il 13 ottobre doveva essere per Fatima il giorno decisivo. Era per quel giorno infatti che la Dama celeste aveva promesso di dire chi era, che cosa voleva e di fare un miracolo perché tutto il mondo credesse alle sue apparizioni. Queste predizioni erano adesso conosciute in tutto il paese. E tutti, credenti o sbeffeggiatori, si felicitavano di questa audace predizione che prometteva un grande miracolo in un giorno, un’ora e un luogo determinati. Era un modo facile ed efficace per verificare la realtà delle apparizioni di Fatima. Non solo, il Portogallo intero aspettava con una curiosità comprensibile questa prova conclusiva del 13 ottobre.
A mano a mano che aumentava l’entusiasmo della folla per i prodigi di Fatima, si vedevano anche i liberi pensatori agitarsi sempre di più. Un giorno tre gendarmi a cavallo si presentarono dai bambini. Dopo un interrogatorio insolente, si ritirarono dicendo «Bisognerà pure che vi convinciate a rivelare il vostro segreto al sotto-prefetto, altrimenti è deciso a farvi uccidere»

– Che felicità!, gridò intrepida Jacinta. Amo tanto Gesù e la Santa Vergine! Andremo più in fretta da loro!»

Altri visitatori diffondevano le dicerie più sinistre, che avrebbero citato in tribunale i bambini e le loro famiglie, perché seducevano il popolo; che avrebbero messo delle bombe vicino alla quercia verde per far saltae tutto, etc. Fatti vacillare da tutte queste minacce, i genitori di Jacinta pensarono di allontanare i loro bambini da Fatima. Ma essi rifiutarono dicendo: «Se ci uccidono non importa! Andremo in cielo più in fretta!»

L’11 ottobre, il Dr Formigâo chiese anche a Lucia: «Non hai paura della collera del popolo se il miracolo annunciato per il 13 ottobre non si verifica?

– No, rispose candidamente la ragazzina, non ho alcun timore in proposito.»

Il giorno dopo, il 12 ottobre, la madre di Lucia, molto agitata per queste voci di attentati, invitò persino sua figlia ad andare con lei a confessarsi, per essere pronte ad ogni eventualità nel caso il miracolo non si fosse prodotto. «Se vuoi confessarti, rispose pacatamente la bambina, verrò volentieri con te, ma non è perché ho paura. Sono sicura che la Dama domani farà tutto quello che ha promesso.» E di fronte alla candida sicurezza di sua figlia, la madre non parlò più di confessione.

Il mattino stesso del 13 ottobre, il grande giornale libero-pensatore di Lisbona, «O Seculo», pubblicava a firma del suo redattore capo, Avelino d’Almeida, un articolo ironico sulle apparizioni di Fatima, dove non vedeva che superstizione e inganno. (…)

Ma nessuna di queste manovre di intimidazione e di derisione aveva presa sulla folla. Sin dalla vigilia, il 12 ottobre, tutte le strade, tutti i sentieri di Fatima erano già intasati di macchine, di biciclette e di una folla immensa di pellegrini che avrebbero passato la notte fuori, sul luogo delle apparizioni, e che camminavano recitando il rosario e cantando dei cantici. Si sarebbe detta una mobilitazione generale di anime, per andare ad ascoltare ciò che il cielo apportava alla terra, e assistere al miracolo promesso che doveva autenticare questo messaggio. Nessuno sapeva in che cosa sarebbe consistito il miracolo, ma tutti ci tenevano a vederlo da vicino.

La giornata di sabato 13 ottobre cominciò con una delusione: già dal mattino, contro ogni attesa, il tempo era piovoso, triste e freddo. Si sarebbe detto che il cielo volesse mettere alla prova la fede e la devozione dei pellegrini, e far loro meritare, con un rude sacrificio, l’onore di assistere al miracolo annunciato. Ma il brutto tempo non fermò affatto la folla che affluiva da ogni luogo, anche dalle città di frontiera del paese. Non mancavano neanche i rappresentanti dei grandi giornali e i loro fotografi, per registrare e pubblicare i fatti.

La pioggia persistente aveva trafsormato il luogo delle apparizioni, che è una gola, in un pantano; e gli spettatori, pellegrini o curiosi, erano bagnati fino all’osso e intirizziti dal freddo. Poco prima di mezzogiorno, alcuni osservatori stimarono che la folla era di settantamila persone.

Infine Lucia grida al popolo: «Bisogna chiudere gli ombrelli». Il popolo obbedisce e, sotto una pioggia battente, recita il rosario.

Improvvisamente Lucia ha un leggero sussulto e grida: «Ecco il lampo!» Poi, alzando la mano, aggiunge: «ÂEccola che arriva! Eccola che arriva! La vedete?…

– Guarda bene figlia mia! Fa ben attenzione a non sbagliarti», le raccomanda sua madre che, inginocchiata a suo fianco, si mostra visibilmente ansiosa sull’esito di questo dramma straziante. Ma già Lucia non sente più, è presa dall’estasi!

Alcune persone pie avevano avuto la delicata attenzione di ornare la quercia verde con dei fiori e con dei nastri di seta.

Apprezzando l’omaggio del loro amore, la Dama celeste posa i suoi piedi proprio su questi ornamenti. Nel frattempo la pioggia è cessata e la folla riesce a vedere una leggera nube bianca che, come fumo di incenso, si forma intorno ai piccoli veggenti, si innalza a cinque o sei metri di altezza e si dissipa nell’atmosfera. Questo fenomeno si ripete tre volte (…).

Lucia pone allora la domanda alla quale la Dama ha promesso di rispondere quel giorno: «Signora, chi siete voi, e che cosa desiderate da me?».

Allora la dama rispose: « Sono nostra signora del Rosario. Voglio qui una cappella in mio onore. Bisogna recitare il rosario tutti i giorni.»

Aggiunse che la guerra sarebbe finita molto presto e che i soldati non avrebbero tardato a rientrare a casa.

Preoccupata di tutti i compiti di cui la gente l’aveva incaricata, Lucia interruppe: «Avrei tante cose da chiedervi…»

La Dama rispose che ne avrebbe accordate alcune, ma non tutte; e subito riprese il seguito del messaggio: «Bisogna che gli uomini cambino vita e che chiedano perdono dei loro peccati. » Poi, con un’aria più triste e con una voce supplicante: «Che non si offenda più Nostro Signore, che è già troppo offeso!».
(…) Alla fine dell’apparizione sulla quercia verde, la Dama aprì le mani e il suo bagliore si proiettò verso il sole. Istintivamente Lucia gridò: «Oh! Guardate il sole!». Nessuno pensava al sole, che non si era mostrato per tutta la mattina. Ma all’esclamazione della bambina, tutti alzarono lo sguardo per vedere che cosa succedeva.

Fu allora che questa folla immensa potè contemplare a piacere, per una dozzina di minuti, uno spettacolo grandioso, stupefacente e veramente unico al mondo!
Di colpo le nuvole si squarciarono, lasciando intravvedere una grande superficie di cielo blu. E in questo vasto spazio senza nuvole, il sole apparve allo zenith, ma con un aspetto strano. Nessuna nuvola lo velava, eppure, pur essendo brillante, non abbagliava e lo si poteva fissare a volontà! Tutti contemplarono con stupore questa specie di eclissi di un tipo nuovo.

Improvvisamente il sole trema, si agita, fa dei movimenti bruschi e alla fine si mette a roteare vertiginosamente su se stesso, come una ruota di fuoco, lanciando in tutte le direzioni, come un gigantesco proiettore, degli enormi fasci di luce, via via verdi, rossi, blu, viola etc., colorando nel modo più fantastico le nuvole, le rocce, il suolo, gli abiti e i volti di questa folla immensa che si estendeva a perdita d’occhio! (…).

Dopo circa quattro minuti, il sole si ferma. Un momento dopo riprende una seconda volta il suo movimento fantastico e la sua danza fatata di luce e di colori, come il più grandioso fuoco d’artificio che si possa sognare. Di nuovo, dopo qualche minuto, il sole cessa la sua danza prodigiosa come per lasciar riposare gli spettatori.

Dopo una breve pausa, e per la terza volta, come per dare a chi assisteva il piacere di controllare bene i fatti, il sole ricomincia, più variato e più colorato che mai, il suo fantastico fuoco d’artificio. (…).

E durante l’indimenticabile dozzina di minuti in cui dura questo spettacolo unico ed emozionante, la folla innumerevole è là, in sospeso, immobile, estatica, con il mozzafiato, a contemplare questo dramma struggente, che si percepisce distintamente a più di 40 chilometri tutto intorno.

Era«il grande miracolo» promesso, che si realizzava esattamente nel giorno, nell’ora e nel luogo indicati in anticipo, e che doveva «obbligare» gli uomini a credere nella realtà delle apparizioni, a obbedire al messaggio che la Dama portava loro dal cielo!

La vista di questo prodigio inaudito aveva già ben disposto i cuori e suscitato in loro i più nobili sentimenti religiosi, la fede più viva nella potenza di Dio, l’adorazione sincera della sua maestosità infinita e la fiducia assoluta nel messaggio celeste di Fatima, così magnificamente confermato.

Ma tutto questo era solo, per così dire, una preparazione al totale rinnovamento delle anime!
E’ la caduta vertiginosa del sole che fu il punto culminante del grande prodigio, il momento più toccante e il più divinamente struggente, che riuscì ad avvicinare completamente a Dio tutte queste anime, attraverso un atto sincero di contrizione e di amore.

In effetti, nel mezzo della sua sbalorditiva danza di fuoco e di colori, come una ruota gigantesca che a forza di girare si fosse svitata, ecco che il sole si stacca dal firmamento e, cadendo da un lato e dall’altro, precipita zigzagando sulla folla atterrita, irradiando un calore sempre più intenso, e dando a tutti gli spettatori la netta impressione della fine del mondo predetta nel Vangelo, ove il sole e le stelle sarebbero disordinatamente precipitati sulla terra!

Allora, da questa folla spaventata, sfugge improvviso un urlo formidabile, un clamore intenso, che traduce il terrore religioso delle anime che si preparano alla morte, confessando la loro fede e chiedendo perdono a Dio dei loro peccati. «Credo in Dio, padre Onnipotente» gridano gli uni. «Vi saluto, Maria!», esclamano gli altri. «Mio Dio, misericordia!»implora la maggior parte. E con un unico movimento, cadendo in ginocchio su questo terreno trasformato in pantano, gli spettatori recitano, con una voce rotta da singhiozzi, il più sincero atto di contrizione che sia mai uscito dal loro cuore!

Infine, fermandosi tutto di un colpo dalla sua caduta vertiginosa, il sole risale al suo posto, zigzagando come quando ne era sceso. La gente si ritrova visibilmente sollevata e canta insieme il Credo.

Chi potrà descrivere l’emozione di tutta questa folla? Un vegliardo, che fino a quel momento non credeva, agita le braccia in aria gridando «Santa Vergine! Vergine Benedetta!». E in lacrime, con le braccia tese verso il cielo come un profeta, in un’estasi visibile in tutto il suo corpo, grida con tutte le sue forze: «Vergine del Rosario, Salvate il Portogallo!…» E da tutte la parti si vedono scene analoghe.

Dettaglio commovente: mentre tutti erano bagnati fino all’osso, ciascuno ha la dolce sorpresa in quel momento di sentirsi a proprio agio e di trovare i propri abiti perfettamente asciutti.»

TESTIMONIANZA DELLA STAMPA: O SECULO (IL GRANDE GIORNALE LIBERO-PENSATORE DI LISBONA)

Notiamo che Avelino d’Almeida, redattore capo del Seculo, aveva pubblicato sul giornale quella stessa mattina un articolo ironico.
A mezzogiorno fu testimone del prodigio solare a Cova da Iri: e la sera, ancora sotto l’impressione degli avvenimenti, compose un nuovo articolo, di cui citiamo qui qualche estratto. Questo articolo, pubblicato nel Seculo di lunedì 15 ottobre, fece sensazione in tutti i paesi, e attirò sul suo autore gli aspri rimproveri dei liberi-pensatori, che non gli perdonavano di aver fatto una tale pubblicità ai fatti di Fatima, e di averli appoggiati.

«(…) Le nuvole si squarciarono e il sole, come una placca d’argento… si mise a girare su se stesso e a zigzagare nel cerchio del cielo lasciato libero dalle nuvole.
Un grande grido sfuggì da tutti i petti; e queste migliaia di persone, che la fede sollevava fino al cielo, caddero in ginocchio sul suolo inzuppato.

La luce del sole divenne di un blu strano! Si sarebbe detto che attraversava le vetrate di un’immensa cattedrale prima di espandersi in questa navata gigantesca, modellata in ogiva da tutte quelle mani che si levavano al cielo!… Poi la luce blu si smorzò gradualmente, come filtrata da vetrate gialle. Macchie gialle cadevano ora sulle cuffie bianche e sui vestiti scuri delle donne. Queste macchie si ripetevano indefinitamente sugli alberi, sulle pietre, sul terreno…

Tutta la folla piangeva, tutta la folla pregava, gli uomini con il cappello in mano nell’impressione grandiosa del miracolo atteso!
Sembrò che questi momenti durassero ore, tanto erano intensi!…»

TESTIMONIANZA DELL’ACCADEMICO MARQUES DA CRUZ

Nel suo libro, La Vergine di Fatima, questo illustre scrittore riporta parecchie testimonianze .

Cita inizialmente quella di sua sorella: «Il 13 ottobre 1917, arrivo a Fatima… Aveva piovuto tutto il mattino, ma malgrado il brutto tempo c’era una gran folla. Vicino a me un prete guardava l’orologio dicendo: poveri piccoli! Si sono sbagliati! L’ora predetta sta passando e non ci sono miracoli! Ma ecco che di colpo la pioggia cessò e uscì il sole, proiettando i suoi raggi sulla terra. Esso sembrava cadere sulla testa di tutta questa folla, e girava su se stesso come la ruota di un fuoco d’artificio, assumendo tutti i colori dell’arcobaleno…E i nostri volti, i nostri abiti e persino lo stesso terreno, tutto si tingeva di questi stessi colori fantastici. Si sentivano le persone gridare e le si vedeva piangere. Questo spettacolo unico durò circa un quarto d’ora. Profondamente impressionata, gridai: «Oh! Dio mio! Quanto è grande la vostra potenza!» E nello stesso istante ho visto San Giuseppe con il Bambino Gesù in braccio, in mezzo al sole che, smettendo allora di girare, aveva ripreso il suo colore naturale, ma che si poteva sempre guardare come si guarda la luna, senza il minimo abbagliamento!… E non fui la sola a vedere questi prodigi; tutta la folla li ha visti! Tutto era dunque successo come l’avevano annunciato i piccoli veggenti!»

Marques da Cruz cita ancora la testimonianza del brillante poeta Alfonso Lopes Vieira mentre si trovava sul balcone della sua bella casa di Sâo Pedro de Muel, a dieci leghe da Fatima: «In quel giorno del 13 ottobre 1917, io che non mi ricordavo più della predizione dei tre pastorelli, sono stato sorpreso e incantato da uno spettacolo veramente meraviglioso del cielo, per me completamente inedito, al quale ho assistito da questo stesso balcone!

L’illustre accademico prosegue: Questa immensa folla era tutta bagnata, perché non aveva smesso di piovere dall’alba. Ma – per quanto questo fatto possa sembrare incredibile – dopo il grande miracolo, tutti si sentivano a proprio agio e avevano gli abiti perfettamente asciutti, cosa che suscitò lo stupore generale… Questo mi è stato garantito con la più grande sincerità da decine e decine di persone di una lealtà assoluta, persone che conosco intimamente sin dall’infanzia e che sono ancora vive (1937), così come da persone di diverse province del paese che si trovavano tutte presenti agli avvenimenti!»

TESTIMONIANZA DEGLI ERUDITI

Il Dr Almeida Garrett, professore alla Facoltà di Scienze dell’Università di Coimbra, scrive: «(…) Mi trovavo a un po’ più di cento metri…La pioggia cadeva copiosa sulle nostre teste, grondava sui nostri abiti, inzuppandoli completamente. Qualche istante prima delle due del pomeriggio (ora ufficiale che in realtà corrispondeva al mezzogiorno solare), l’astro radioso perforò lo spessa cortina di nubi che lo nascondeva. Tutti gli sguardi si levarono verso di lui, come attirati da una calamita. Cercavo anch’io di fissarlo e l’ho visto simile ad un disco dai contorni netti, brillante ma non abbagliante. Alcune persone intorno a me lo paragonavano ad un disco di argento opaco, cosa che mi è sembrata inesatta. Il suo aspetto era di una chiarezza netta e cangiante, ricordava «l’Oriente» di una perla. Non assomigliava affatto alla luna di una notte limpida; non ne aveva né il colore né i chiaroscuri. Si sarebbe detto piuttosto una ruota liscia, tagliata tra le valve argentee di una conchiglia. Questa non è poesia; l’ho visto così con i miei occhi. Non lo si poteva nemmeno confondere con il sole visto attraverso la nebbia. Di nebbia non c’era traccia, e d’altra parte il disco solare non era né sfocato né velato in alcun modo, ma brillava nettamente nel suo centro e sulla sua circonferenza.

Questo disco screziato e splendente sembrava possedere la vertigine del movimento. Non era lo scintillio della luce viva di una stella. Girava su se stesso con una rapidità sconcertante.
Di colpo, risuonò da tutta questa folla un gran clamore, come un grido di angoscia! Il sole, mantenendo la sua velocità di rotazione, stava precipitando verso la terra, minacciando di schiacciarci sotto il peso della sua immensa massa di fuoco! Furono secondi di un’emozione terrificante!

Tutti i fenomeni che ho appena citato e descritto, li ho visti io stesso, freddamente, con calma, senza alcun turbamento. Lascio ad altri il compito di spiegarli e di interpretarli.»
Lo scrittore Leopoldo Nunes fa notare che «qua e là, sotto gli alberi, vicino alla strada o al riparo nelle loro vetture, si trovavano a Cova da Iria alcune delle più alte personalità letterarie, artistiche e scientifiche, per la maggior parte non credenti, venuti qui per curiosare, attirati dalla predizione dei tre piccoli veggenti…» Questa testimonianza è confermata dall’accademico Marques da Cruz, che aggiunge: «Parecchi eruditi che avevano assistito a questo spettacolo ammisero francamente: «Ho visto, ma non so dare una spiegazione!»
Questa ammissione è da tenere a mente! Prova in effetti che gli avvenimenti di Fatima, e in particolare l’annuncio preciso del grande miracolo per il 13 ottobre a mezzogiorno, ebbero in tutto il paese una tale risonanza che gli stessi eruditi non poterono resistere alla curiosità di andare ad esaminare i fatti sul posto! E i rappresentanti della scienza, che testimoniano di aver visto e constatato l’indiscutibile realtà dei prodigi, ammettono lealmente che i fatti di Fatima superano la loro comprensione!…

RICAPITOLAZIONE DEI FENOMENI DESCRITTI DAI TESTIMONI

– Una nube, come una nuvola bianca lattiginosa, si forma al di sopra dei pastorelli ogni volta che la Dama compare.

– Un globo luminoso attraversa il cielo.

– Delle sfere luminose cadono dal cielo e scompaiono quando toccano terra o quando le persone presenti cercano di prenderle.

– Il sole sembra oscurarsi prendendo una tinta madreperlacea, di modo che si riesce a fissarlo senza fastidio.

– Il sole trema.

– Il sole si mette a roteare su se stesso, proiettando dei raggi colorati in tutte le direzioni.

– Il sole fa dei movimenti a zig-zag.

– Le soleil semble tomber du ciel sur la foule.

– Il sole sembra cadere dal cielo sulla folla.

– Numerosi individui presenti hanno svariate visioni quando fissano il sole.

SPIEGAZIONI CON I FOSFENI

Due categorie di fosfeni ci interessano qui principalmente: il post-fosfene o fosfene consecutivo all’illuminazione, il cui interesse è soprattutto pedagogico, e il co-fosfene, che si produce già durante l’illuminazione e che è particolarmente in rapporto con il nostro studio.

1) Il post-fosfene si ottiene fissando per trenta secondi la lampada fosfenica a circa un metro e cinquanta di distanza.

Si rimane quindi al buio utilizzando una mascherina oculare. Si percepiscono allora diversi colori. Molto spesso, dopo alcuni secondi di latenza, sopravviene del giallo o del verde bordato di rosso, che si modifica per salti bruschi. A volte si hanno persino delle totali eclissi del fosfene, che si riforma in seguito progressivamente. Mediamente, il rosso aumenta cosicché dopo un minuto e mezzo il fosfene diventa completamente rosso. Dopo un tempo uguale, questo rosso diventa blu scuro o nero. A questo stadio, nella metà dei casi, si percepisce una nube bianco pallido intorno a questo nucleo scuro, nube molto più stabile del nucleo centrale, tre o quattro volte più grande e dai bordi degradanti, mentre il limite del nucleo è nettamente delineato. Vedremo che questa nube, che chiamiamo bagliore diffuso, ha una grandissima importanza per le nostre esperienze.

Il nucleo, più scuro del resto del campo visivo e che persiste dopo la scomparsa dei colori vivi, si chiama «fosfene negativo». Dopo un po’ di addestramento al Fosfenismo, esso generalmente non compare più, perché il bagliore diffuso lo ricopre sin dalla sua apparizione.

2) Il co-fosfene: invece di fissare la lampada per trenta secondi, fissiamola per tre minuti. Dopo una ventina di secondi vedremo apparire un alone blu pallido, soprattutto sulla periferia. Esso a volte copre tutta la lampada.
Dopo un minuto e mezzo, sopravvengono delle piccole macchie rosa che, rapidamente, si fondono in un anello rosa che sostituisce l’alone blu. Poi, dopo un altro minuto e mezzo, gli succede a volte un po’ di verde, poi un’ampia tinta grigia, che non è il colore bianco naturale della lampada, ma il colore grigio del bagliore diffuso, già visto a proposito del post-fosfene.

Si vede subito la parentela tra il co- e il post-fosfene, essendo simili l’inizio e la fine, ed essendo identica la durata delle diverse fasi.
L’unica differenza è un certo grado di simmetria nella successione dei colori in seno al nucleo bicolore, dato che il blu conclude il post-fosfene mentre lo si trova all’inizio del co-fosfene.

Riti religiosi e ritmi dei fosfeni:

Quando si osserva un fosfene, si ha l’impressione che presenti un’agitazione disordinata. Ma è possibile distinguere più ritmi molto regolari le cui interferenze danno di primo acchito un’impressione di disordine.
Se si pensa nello stesso tempo in cui si osserva un fosfene, il pensiero tende ad assumere i ritmi naturali del fosfene, anche se si ha l’impressione soggettiva che sia il fosfene ad adattarsi al ritmo del pensiero.
Si capisce perché, come vedremo più oltre, la preghiera con la fissazione del sole è stata all’origine di tutti i riti religiosi. Il ritmo del co-fosfene solare induce in effetti quello della preghiera, e l’insieme genera nel corpo delle correnti di energia che si esteriorizzano con delle danze e delle posture.»

Tra i principali ritmi dei fosfeni, notiamo:

1) Il tremito al sesto di secondo, a volte visibile quando si fissa il sole, che sembra allora tremare. L’interesse principale di questo ritmo deriva dal fatto che esso è suscettibile di entrare in risonanza con le oscillazioni elettriche dei muscoli, che hanno lo stesso ritmo. Esso genera allora dei fenomeni interiori di una bellezza fantastica.

2) L’oscillazione a zig-zag del bagliore diffuso:
Alcune esperienze, descritte ne L’Esplorazione del cervello attraverso l’alternanza dei fosfeni doppi, mostrano che quest’ultima fase del fosfene non proviene dalla retina, ma da un’oscillazione inter-emisferica.

3) L’alternanza dei fosfeni doppi, che permette lo studio, non equiparabile a nessun altro, dell’influenza sul cervello dei farmaci, dei regimi alimentari e degli esercizi fisici.

4) Il dondolamento al ritmo dei due secondi, che può innescarsi in occasione della pratica dei dondolamenti della testa.

5) Le rotazioni.

RAPPORTI TRA I FOSFENI E IL PRODIGIO SOLARE DI FATIMA

I fosfeni hanno un comportamento che gli è proprio: si eclissano, poi ricompaiono, pulsano e danno l’impressione di ingrandirsi, poi di restringersi. Il loro bordo può tremare; essi possono anche girare e oscillare.

Per ritrovare il miracolo di Fatima, basta paragonare i ritmi caratteristici dei fosfeni con i fenomeni riportati dai testimoni del prodigio solare. La folla crede di vedere dei movimenti nel sole perché lo confonde con il proprio co-fosfene.

Il tremore del sole è il ritmo al sesto di secondo del fosfene. Il suo oscuramento è il fosfene negativo, che si presenta all’inizio anziché alla fine a causa dell’intensità della luce.
La caduta zigzagante del sole può essere attribuita al fatto che la folla, confondendo il proprio co-fosfene con il sole, ha percepito i movimenti di un sole spirituale, senza accorgersi del momento in cui è passata da una percezione fisica ad una percezione spirituale. Il movimento a zig-zag è il ritmo dei due secondi del fosfene. La caduta e la risalita del sole sono la pulsazione del fosfene. In occasione di queste pulsazioni il diametro del fosfene cambia, dando questa impressione di caduta. Alcuni testimoni hanno affermato che: «il sole si è ingrandito cadendo».
Il turbinio del sole è in relazione con le rotazioni del fosfene che a volte sembra roteare.

Questi diversi movimenti del fosfene si innescano ancora più facilmente se, anziché guardare il sole, si guarda un po’ a lato, e se negli istanti precedenti si sono praticati dei dondolamenti laterali della parte superiore del corpo mentre si fissava il sole.
La terza fase del fosfene, il bagliore diffuso, si presenta come una nube luminosa che produce delle «visioni» quando lo si fissa. Esso corrisponde alla «nube», nuvola biancastra osservata dai testimoni.

Il significato dell’espressione «Nostra Signora del Rosario»
Poiché l’apparizione che si manifestava mese dopo mese si rifiutava sempre di dire il suo nome, il clero e la folla si spazientivano, perché avrebbero voluto far dire a Lucia che si trattava della Vergine.

Ma la coraggiosa bambina, forte della potenza dei ritmi che aveva scoperto nella solitudine dei pascoli, si rifiutò di dirlo fintantoché durarono le apparizioni, e soltanto nell’ultima dichiarò che lo Spirito si era chiamato «Nostra Signora del Rosario». Ora, questa espressione, come tutte le rivelazioni del mondo spirituale, presenta un’infinità di significati, a seconda del piano considerato, come un oggetto tra due specchi dà un’infinità di immagini.

Il significato principale ci sembra questo:
«Io sono la potenza del pensiero ritmato» (il rosario è una lunga litania), vale a dire «Io sono ciò che nello yoga si chiama ripetizione dei mantra».

L’asciugatura degli abiti può essere spiegata con un’esperienza del nostro collaboratore Raoul Delay, la quale dimostra il potere calorico del fosfene.

Un numero il più grande possibile di emettitori forma simultaneamente un fosfene guardando una sorgente luminosa molto forte , poi, ad un segnale, tutti insieme guardano il «plesso solare» di un recettore (nell’incavo dello stomaco).

Quest’ultimo ha gli occhi bendati. Dichiara di percepire un forte calore in questa zona del corpo. Il risultato è proporzionale al numero dei partecipanti. Se questa esperienza è esatta, si capisce perché gli intensi fosfeni di 70 000 persone abbagliate dal sole di mezzogiorno in Portogallo hanno provocato l’asciugatura degli abiti e del terreno in condizioni insolite.

Se questi fenomeni sono facilmente riproducibili con una lampada, non è una «sospensione delle leggi naturali» che ha messo in movimento il sole, ma una reazione fisiologica che produce un’energia particolare legata ai ritmi cerebrali. Quando una folla fissa il sole o una lampada, i ritmi di ciascuno subiscono una formidabile amplificazione, al punto che le persone che non hanno mai percepito fenomeni psichici, portate dal gruppo, hanno delle percezioni soggettive di cui ignoravano l’esistenza. I ritmi si trasmettono da una persona all’altra, provocando un’impennata paragonabile alle reazioni nucleari a catena. E’ il ritmo-fosfenismo, ovvero il risveglio attraverso i fosfeni di ritmi cerebrali molto profondi, che costituisce il primo aspetto dell’ «iniziazione»: la trasmissione di ritmi attraverso il gruppo.

Tuttavia è necessario inizialmente praticare con una lampada, e soprattutto non fare delle lunghe fissazioni del sole. Queste, all’inizio, non devono eccedere un secondo, e devono essere poco frequenti. Per praticare con il sole è importante conoscere bene le tecniche fosfeniche e prendere qualche precauzione elementare: togliere occhiali e lenti a contatto, che fanno lente e bruciano la retina, bere molta acqua per irrorare meglio gli occhi. E’ tutta una questione di dosaggio; fissare il sole oltre un secondo non apporta più energia; inoltre, si ottengono altrettanti effetti con la lampada fosfenica, che permette così di evitare qualsiasi incidente. Questa parentesi mira a preavvertire gli imprudenti. Quando è ragionevole, la pratica con il sole apporta moltissimo, sul piano psichico, mentale e iniziatico.

Dal momento che sono provocati da fenomeni fisiologici, i prodigi solari possono essere riprodotti a volontà, in modo individuale o in gruppo. La pratica di queste esperienze da parte di gruppi importanti facilita ancora di più la produzione dei fenomeni. Abbiamo visto, d’altra parte, che si trovano dei casi simili a quello di Fatima, anche se meno grandiosi. Un caso spontaneo di prodigio solare si è prodotto in Belgio. Un bambino nel suo giardino chiama sua madre e le dice: «oh, mamma, guarda il sole».

La madre vede allora i movimenti della danza del sole di Fatima, così come altre persone chiamate a supporto. Eppure la madre non aveva mai sentito parlare di questo prodigio solare. Ma le persone un po’ più lontane non videro nulla. Qui è evidente che cosa si è prodotto: i bambini sono più sensibili ai fenomeni fosfenici.

E’ in loro che il ritmo si sviluppa inizialmente. E’ quello che è successo a Tilly-sur-Seulles, a Saint-Paul-d’Espis e, come abbiamo visto, a Fatima. Poi le persone vicine percepiscono il movimento per induzione telepatica, ma nel caso di un gruppo poco numeroso, l’emissione di energia è meno potente e arriva meno lontano.
La spiegazione fosfenica del prodigio solare di Fatima, già largamente diffusa in Portogallo, ha un peso politico considerevole.
Gioca il ruolo di cuscinetto tra gli estremisti che rischiano ancora di scontrarsi: coloro che pretendono che tutte le cose straordinarie che sono accadute in quel luogo non sono state altro che un’impostura, e quelli che non vogliono abbandonare la tesi di una sospensione delle leggi naturali, voluta da un potere divino.

Noi non mettiamo in dubbio la veridicità di questi fenomeni, perché si possono riprodurre sperimentalmente, né che dei bambini, soli nella natura, possano ritrovare istintivamente il metodo che vi conduce.

Inoltre, non neghiamo l’aspetto spirituale di questi fatti, poiché il fosfene è come un cordone ombelicale che ci unisce all’altro mondo. Infine, così come un uomo non può manifestarsi ai pesci degli abissi se non attraverso uno scafandro, così è possibile che degli «spiriti superiori» si manifestino all’uomo attraverso la sostanza fosfenica prodotta da una folla che prega fissando il sole.

E’ interessante notare che nel febbraio 1967 il Dottor LEFEBURE ha inviato un rapporto, seguito da numerose lettere raccomandate, a papa Paolo VI, spiegando in dettaglio i meccanismi fisiologici responsabili del prodigio solare. Queste rivelazioni, secondo il giornale «La Croce», emissario scritto del Vaticano, avrebbero «turbato» il papa e, da allora, la Chiesa ha smesso di considerare i prodigi solari come dei miracoli caratteristici del Cattolicesimo.